Roma, 2011. Irene, una donna non più giovane, si
distende sul lettino di una psicoanalista per affrontare il
disagio che la tormenta da tempo. "Fingo di appartenere,
ma in realtà non appartengo mai. Sento estranea la
città dove vivo da quarant'anni, mi sono occupata intensamente
di politica ma ho rifiutato l'iscrizione al partito,
non sono mai riuscita a sentire il famoso 'noi' che unisce
le persone di una stessa azienda, mi piacciono più gli
alberghi delle case in cui ho abitato... Non riesco a mettere
radici, e la sola idea di poterle mettere mi dà angoscia..."
E così... rewind. La mente di Irene corre all'indietro fino
agli albori del secolo breve, a rivedere personaggi
immortalati nella loro vitalità autentica: Natalia, madre
a sedici anni ma spirito per sempre indomito, suo fratello
Umberto, educato alla maschile tracotanza ma punito
da una moglie troppo bella e troppo audace, e poi Renzo
che, al ballo sfavillante del circolo ufficiali, con un giro
di valzer trascina Rosa in un amore bello e rispettoso
che porterà in frutto proprio Irene...
Su questi uomini e queste donne si abbatte d'improvviso
una bufera implacabile: l'esperienza dell'esodo forzato
dalla loro Istria. È un evento epocale: la mente di
Irene non riesce più a cogliere il filo della memoria
nella vita delle persone.
L'esilio ne ha intorpidito le emozioni, ha straniato la
sensibilità, ha confuso le anime. Per recuperare i ricordi,
occorre lasciar voce alle case e poi persino agli
oggetti: un angioletto in marmo, una pagella ingiallita,
due scendiletto rosa... gli unici che ancora possono parlare
di Natalia, Umberto, Renzo e Rosa, gli unici che
ancora preservano il vissuto di Irene.
Dopo Bora e Nata in Istria, in cui aveva scandagliato i
temi dell'esodo e del legame fra il luogo di nascita e la
propria identità - libri apprezzati dal pubblico e premiati
-, Anna Maria Mori affronta il tema dell'esilio come
condizione dello spirito in questo romanzo che conquista
il lettore e insieme lo trascina a visitare le pieghe
nascoste dell'anima di chi - per la violenza della Storia -
non potrà mai più avere radici.
giornalista e scrittrice, è nata a Pola, ai tempi in cui la città era italiana. Nell'infanzia ha preso la via dell'esodo, trasferendosi a Firenze. Già caporedattore di «Annabella», è stata una dei fondatori e poi inviato speciale di «la Repubblica». Ha anche lavorato per la radio e la tv, realizzando fra l'altro documentari sulla propria terra d'origine. Tra i suoi libri, Bora (con Nelida Milani, Frassinelli, 1999; Premio Rapallo Carige per la donna scrittrice; Premio Alghero per la narrativa femminile; Premio Costantino Pavan di San Donà di Piave) e Nata in Istria (Rizzoli, 2006, Premio Recanati) sono stati bestseller. Nel 2009 le è stato conferito il Premio Internazionale del Giorno del Ricordo, sezione letteratura.