Milanese, trentottenne, scrittore per amore della buona letteratura investe il proprio tempo nella ricerca della perfezione letteraria. Alla sua seconda pubblicazione, ha riscosso notevole successo con "The knife style" nel 2004, ed ora si ripropone con un romanzo che sicuramente non passerà inosservato!
Pradello, 1943. In un piccolo borgo della campagna
emiliana Giacomo, contadino e attivo antifascista,
decide, preoccupato per la loro sicurezza, di separarsi
temporaneamente dai figli affidandoli al cugino di sua
moglie, Erman-no Monti, a cui chiede di portarli con sé
a Roma. Duccio, il maggiore, e Giovanni, di soli cinque
anni, si ritrovano così all'improvviso sradicati dal
proprio ambiente, tra persone sconosciute e in una città
che tenta di sopravvivere alla guerra.
Spaventato, ma cosciente della propria responsabilità
verso il fratello minore, Duccio si unisce ad Augusto,
Giuliano, Settimio e Alba, ragazzi di borgata soli, ma
intraprendenti, che diventano la nuova famiglia, con i
quali condividerà per mesi difficoltà, drammi personali,
ma anche momenti di gioia che fanno da contrappunto
ad una guerra che nel frattempo semina orrori e
sconvolge l'intero Paese.
Un romanzo intenso di emozioni che racconta come
"l'innocenza sia sempre iì tributo degli uomini ai
carnefici". Una storia abilmente narrata con profonda
ricerca sia nello stile che nel linguaggio e con
interessanti inserti dialettali e gergali capaci di
caratterizzare personaggi e luoghi in modo
coinvolgente.
"Se guardiamo al tìtolo di questa raccolta narrante di
Giovanni Luigi Navicello... diciamo che l'età ingiusta
per uno scrittore è la vita... dall'inizio della vita fino alla
conclusione dei suoi messaggi pubblici o privati..."
Alda Merini