A cura di Alba Donati e Paolo Fabrizio Iacuzzi
Introduzione di Riccardo Nencini
Con un saggio di Mario Luzi
Postfazione di Pär Larson e Nicoletta Maraschio
introduzione
Nel 1263, nel registro di creditori e debitori di una compagnia senese attiva in Francia, compare per la prima volta la parola - in lingua volgare - libertà («maiestro Piero calonacho di Toli ebe libertà dal deto vescovo di richonosciere la deta denançi a' deti gudici»). Ebe libertà significava, nel caso, ottenere il permesso.
Nell'edizione del 1612 - la prima - del Vocabolario degli Accademici della Crusca, alla parola libertà corrisponde questo significato: 'Potestà di vivere come ti piace, contrario di servitù'.
Nel tempo a quei due significati primitivi altri se ne sono aggiunti. La libertà, le libertà. Per molti, per troppi, addirittura, libertà significa, ancora oggi, poter essere liberi di vivere. Senza alcun altro aggettivo.
La parola, insomma, ha fatto molta strada sul piano dei diritti in significative aree geografiche; in altre, stenta a marciare, compressa in un angolo, presente esclusivamente in un vocabolario inaccessibile ai più, termine concepito per dividere e non per unire, per imperare e non per condividere. Una parola a due velocità, strappata, contesa, amata, negletta. Una parola, sappiamo bene, che spesso ha fatto e fa il paio con dolore, sofferenza, passione, emozione, guerra, conflitto, pace. Sappiamo anche che ha bisogno di un esercizio continuo, che si rafforza praticandone i significati migliori, via dalle costrizioni, via dagli abusi, via dalle tirannie.
Questo dizionario - il primo nel suo genere - raccoglie i segni divenuti lingue parlate nell'intera Europa e nelle terre bagnate dal Mediterraneo.
Il dizionario è una rete di influssi culturali differenti, di storie narrate da poeti e scrittori, un ponte tra diversità, tra Oriente e Occidente, una babele che, nel nome della libertà, ricerca l'unità un tempo smarrita.
Da ogni lettera e da ogni alfabeto una voce declinata, un racconto breve. La somma altro non è che la libertà nelle sue tante facce, volti noti e sconosciuti che la Toscana ha visto scorrere nei secoli riconoscendosi presto in quelli più aperti: l'abolizione della tortura e della pena di morte fino dal 1786, l'accoglienza a Livorno alla diaspora ebraico-sefardita del 1492, gli statuti comunali medioevali padri di libere città e antesignani della borghesia, la generosa partecipazione al Risorgimento e alla Resistenza.
All'Accademia della Crusca che con noi ha curato il Dizionario della Libertà un grazie di cuore.