Valerla Parrella è nata nel 1974, vive a Napoli. Ha pubblicato Mosca più balena (minimum fax 2003, Premio Campiello opera prima), Per grazia ricevuta (minimum fax 2005, finalista Premio Strega, Premio Renato Fucini, Premio Zerilli-Marimò) e Il verdetto (Bompiani 2007).
Succede a volte che un imprevisto interrompa il corso
normale della vita: un accidente si mette di traverso, e
d'un tratto il tempo si biforca. Alla drammatica rapidità
dell'istante si affianca un tempo diverso, dilatato e
fermo: il tempo dell'attesa. "Io non sono buona ad
aspettare, - dice Maria, la protagonista di questo
romanzo. - Non sento curiosità nel dubbio, né fascino
nella speranza. Aspettare senza sapere è stata la più
grande incapacità della mia vita".
Eppure non può fare altro, perché sua figlia Irene è
arrivata troppo presto: dietro l'oblò dell'incubatrice,
Maria osserva le ore passare come una sequenza di
possibilità. Niente è più come prima, la circonda un
mondo strano fatto di medici e infermieri, donne
accoltellate, attese insensate sui divanetti della sala
d'aspetto. Nei giorni si susseguono le sigarette dalla
finestrella dell'ospedale, le mense con gli studenti di
medicina, il dialogo muto coi macchinari, e soprattutto
il suo lavoro: una scuola serale dove un'umanità
deragliata fatica sui Promessi Sposi per conquistarsi la
terza media fuori tempo massimo.
E tutto intorno Napoli, con le sue imperscrutabili
contraddizioni, si rivela lo scenario ideale per chi
comincia a capire che la vita e la morte, la speranza e la
paura sono aspetti della stessa realtà.
Alla fine non restano che la tensione e l'abbandono "di
quando in un momento, nella vita, sbuca una cosa
inaspettata e piena e tua".