La prima e fondamentale biografia dì Fernando Pessoa è stata quella di Joào Gaspar Simões del 1950. Dopo, si ricorda quella di Robert Bréchon, Estranho Estrangeiro del 1996. La prima foto-biografia, di Maria José de Lancastre, è del 1984 e l’ultima, di Richard Zenit e Joaquim Vieira, del 2008. Questo libro di José Paulo Cavalcanti Filho (JPCF) è di un altro genere: per intenzione, ricerca e creatività. L'autore ci dà, in definitiva, un Pessoa opera di sé stesso, una volta abbattute, se non annullate, le frontiere tra la vita del poeta (e dei suoi personaggi) e l'opera. L’opera è l'uomo e l'uomo è l'opera, ma nella prospettiva molto personale dell’autore di questa “quasi autobiografia”.
In un brano, JPCF scrive: “Non è quello che Pessoa ha detto, al tempo in cui lo ha detto; è quello che voglio dire io con parole sue. Con le virgolette è lui, senza sono io". E così “queste virgolette funzionano come una specie di nuova maschera, questa volta applicata sul viso dell'autore di questo nuovo libro", sottolinea la grande studiosa di Pessoa e lusitanista Cleonice Berardinelli nella presentazione all’edizione brasiliana che, uscita meno di un anno fa, è già alla sesta ristampa, con oltre trentamila copie vendute.
L'edizione portoghese, uscita in giugno, è già alla terza ristampa. È uscita anche negli USA, in Israele, in Cina e dappertutto è un grande successo di critica e di pubblico.
Queste centinaia di pagine, che spesso si leggono come un romanzo, contribuiscono alla conoscenza del percorso esistenziale di Pessoa e di coloro che gli furono vicini e anche, per quanto possa sembrare paradossale, alla conoscenza dei personaggi da lui creati e/o delle figure, dei fatti ed eventi reali che servirono come base o come ‘ispirazione’ alle sue creazioni.
Accanto al rigore e all'“ortodossia” di certe classificazioni o opinioni, Cavalcanti ci offre molte rivelazioni. E ci presenta la “biografia” di eteronimi, subeteronimi, “o personalità, o maschere, o affini”.
Insomma un libro del tutto originale, straordinario, “appassionato”, dato che solo la passione, quasi ossessiva, per Fernando Pessoa, può aver indotto una eminente figura brasiliana - non specialista di letteratura, ma giurista e uomo di altre arti - a dedicargli, per scriverlo, quattro ore al giorno per otto anni, oltre gli innumerevoli viaggi, soprattutto a Lisbona. Ma ne è valsa la pena.
José Carlos de Vasconcelos
brasiliano, 65 anni, ex ministro della Giustizia, avvocato a Recife, Consulente della Unesco e della Banca Mondiale, membro della Comissào Nacional da Verdade tra il 1946 e il 1988 (che appura le violazioni dei diritti umani in Brasile), membro della Academia Pernambucana de Letras.
Presso l’editore Record ha pubblicato Informacão e Poder e O mel e o fel.